DALL’ERRORE ALL’ESPERIENZA - Classi 5^A – B - Primaria Foppette

DALL’ERRORE ALL’ESPERIENZA
CLASSI 5 A – B plesso FOPPETTE

MATERIA: RELIGIONE CATTOLICA, MATERIA ALTERNATIVA, EDUCAZIONE CIVICA
INSEGNANTI: BRISCHETTO (IRC) BERTOZZI (MATERIA ALTERNATIVA)

La vita è un’aggrovigliata trama di tracce, compiute o subite. Pensieri, azioni, emozioni convergono in comportamenti che lasciano dei segni, consapevoli e inconsapevoli.
Nessuno è escluso da questo cammino. Eppure alcuni uomini, identificati con il nome di “monaci”, presenti in molte religioni, hanno indicato una via di consapevolezza: il silenzio e la meditazione.

I bambini dopo aver sperimentato il valore del silenzio, quale via di consapevolezza, nelle varie esperienze di “riflessione ed azione” e i rispettivi luoghi di riferimento, hanno dato un nome alle tracce, lasciate nei “loro panni” ed hanno scoperto che “c’è sempre “una via” per rimediare ai propri errori e alle proprie ferite. Se il cristianesimo la chiama perdono e i giapponesi di kintsugi o kintsukuroi, l’importante è passare dall’errore all’esperienza.

Qualche didascalia:
"Sogno infinito: l’ho chiamato così perché secondo me la vita deve essere piena di sogni, cioè di fantasia.
Sono partita da un pezzo di stoffa macchiata, sono le tracce che abbiamo lasciato, di seguito ho incollato un pezzo di stoffa con un fiore disegnato, poi ho ripassato con la penna nera le macchie scure, ho decorato con dei glitter oro e argento e ho collegato le macchie di glitter con dei fili azzurri. Infine ho preso la colla glitter rossa e ho fatto il contorno della stoffa con il fiore e una macchia scura. Ecco il mio sogno!”
“Il mio lavoro è partito dalle strisce negative che secondo me tutti lasciano in un foglio colorato e allegro. Ho fatto questo passaggio perché secondo me quando qualcuno fa degli errori è importante che li capisca e ammetta ciò che ha fatto, ma anche non pensarci troppo e andare avanti, ma comunque anche imparare dai propri errori che è proprio quello che ho fatto vedere nel mio disegno. La mia opera si chiama: Capire”.

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